La burocrazia italiana colpisce ancora, e questa volta la vittima è il Comune di Sant’Ambrogio.
Verso la fine del 2014, ai Comuni
è stata offerta la possibilità di rinegoziare i mutui, diminuendone il tasso
d’interesse, ma aumentandone la durata. Questo, se nel lungo termine comporterà
un aumento del costo totale, nell’immediato concede la possibilità di
utilizzare risorse, magari importanti, che finora venivano stanziate per il
pagamento degli interessi. Nel caso di Sant’Ambrogio, la rinegoziazione avrebbe
permesso al Comune di disporre di circa 40mila euro in più all’anno.
Il sindaco Fracchia |
Vista l’opportunità, il 20
novembre il Comune comunica alla Cassa Depositi e Presititi la propria adesione
formale alla rinegoziazione dei mutui. Dopo un notevole lavoro per
preparare tutta la documentazione, il 27 novembre questa adesione viene portata
in consiglio tramite apposita delibera ed il 28 novembre gli incartamenti
vengono spediti a Roma tramite posta raccomandata. Incredibilmente però, la
documentazione arriva a Roma solo 18 dicembre, superando lo scadere del termine
ultimo per farla pervenire fissato per il 2 dicembre.
Visto il notevole
ritardo, il 23 dicembre, la Cassa Depositi e Prestiti provvede a comunicare al Comune
che la rinegoziazione non potrà avere luogo in quanto la documentazione non è
pervenuta in tempo. Essendo però che il ritardo non è imputabile agli uffici
santambrogesi, il sindaco, Dario Fracchia, telefona a Roma per chiedere
spiegazioni, senza però ricevere una risposta soddisfacente. «Mi
dicono che non fa fede il timbro postale – racconta Fracchia – e che la
prossima volta è meglio affidarsi ad un corriere. Chiedendo il perché, nel
2014, non si ricorra alla posta elettronica certificata, ma si insista sulla
documentazione cartacea, mi viene data una risposta avvilente: “perché così è
stabilito!”».
In sintesi, per un grave
disservizio postale e per la tipica burocrazia italiana il Comune di
Sant’Ambrogio ha così perso una possibilità di investimento a breve termine sul
proprio territorio. «Naturalmente non mi arrendo – sottolinea Fracchia – e come
sindaco farò di tutto per portare all’attenzione del Governo questa ennesima
vergogna del sistema. Adesso ho capito sulla mia pelle cosa significhi “la burocrazia
uccide il lavoro e lo sviluppo”. Un fatto magari sopportabile in altri tempi,
ma intollerabile in un periodo di emergenza come questo, in cui il lavoro ha la
priorità assoluta».
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